Il lec del ergobando: Cosi i ladini chiamano il lago di Carezza, sotto le sponde settentrionali del Latemar, con le sue dolomitiche torri. L’ergobando, ovvero l’arcobaleno, è citato nella leggenda legata a questo iridescente lago.
Una creatura incantata soleva sedere su queste sponde per cantare, ma – se disturbata da qualcuno, che si voleva avvicinare – si nascondeva tuffandosi. Un giorno un mago, passando dal lago, vide la creatura e la trovò così bella da volerla far sua a tutti i costi. Fece in qualsiasi modo per attirare la sua attenzione, inutilmente – perché ogni volta che cercava di avvinarsi a lei, gli animali del bosco prontamente la avvisavano. Il mago per questo si infuriava, scagliando tempeste e fulmini sul lago, mentre la ninfa se ne rideva tranquilla e sicura sul fondo.
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Non sapendo più come fare, dopo altri tentativi anche a nuoto, il mago chiese consiglio ad una jacuta, la vecchia strega delle montagne. La stria del Masar abitava in una caverna sul Vajolon e, ascoltato il mago, si mise a ridere. Lei conosceva il punto debole della creatura del lago, la curiosità, quindi consigliò al mago di travestirsi da vecchio mercante di oggetti d’oro, e di creare un arcobaleno sul lago così da incantare la magnifica creatura.
Egli si recò al Carezza, creando uno splendido arcobaleno dal Latermar sopra i boschi di abete e sullospecchio d’acqua, e la ninfa uscì come previsto. Travolto dalla bellezza dilei, il mago uscì allo scoperto per raggiungerla, dimenticando il travestimento, e la fece fuggire per sempre. Era infuriato, prese l’arcobaleno rompendolo in mille pezzi, e lo scagliò nel lago. Da quel giorno, il mago sparì sui monti, l’arcobaleno si sciolsein splendidi colori al lago di Carezza così da renderlo diverso da tutti gli altri delle Dolomiti.